Recensione: Il Regno Corrotto
[La recensione contiene alcuni spoiler!]
Ciao a tutt*! Dopo un articolo sulle fanfiction e qualche post un po' più leggero sulla pagina Instagram, torniamo finalmente nel mondo dei Grisha.
Siamo di nuovo in compagnia di Kaz Brekker e della banda del Barile, a Ketterdam dove i guai, le spie e gli assassini si nascondono tra le ombre e camminano sui tetti. Chi arriva in città deve fare attenzione, spesso le persone non sono chi dicono di essere e ci si potrebbe presto trovare nella spiacevole posizione di un "pollo pronto per essere spennato".
Dopo aver seguito i sei protagonisti nella terra dei Fjerdiani da dove sono usciti vittoriosi, anche se un po' ammaccati, la storia prosegue in modo sempre più interessante in un libro che sa molto meno di avventura e corsa contro il tempo e più di crescita.
Il Regno Corrotto è il secondo libro della duologia di Sei di Corvi, serie successiva alla trilogia del Grishaverse, di cui tra poco uscirà su Netflix la serie tv Shadow and Bone.
Trama: Tornata a Ketterdam, privata della ricompensa e con la vita di una di loro appesa a un filo, la banda di Kaz Brekker è pronta a mettersi contro uno dei mercanti più potenti della città. Il piano è semplice: salvare Inej senza però cedere alle richieste di Van Eck. Le cose però precipitano velocemente e i nostri amici si troveranno ben presto ad affrontare nemici che non avevano previsto. Questa volta in ballo non c'è solo la loro vita, ma il futuro di tutti i Grisha.
Se non avete letto la mia recensione su Sei di Corvi vi invito a farlo, la potrete trovare qui e vi aiuterà sicuramente a capire meglio quanto segue.
È stato molto difficile scrivere questa recensione, non sapevo bene da dove partire e mi rendo conto che molte cose potranno sembrarvi strane dette da una che aveva (quasi) distrutto Sei di Corvi. Per me questo libro è stato un viaggio emotivo.
Come ricorderete la mia opinione sul primo libro della serie non era stata delle migliori. C’erano state alcune cose che proprio non ero riuscita a mandare giù: l'età dei personaggi; alcune scene frettolose, inserite quasi a caso e senza logica; la mancata evoluzione di molti di loro, in particolare di Kaz.
Tutto questo però, se da una parte è la grande delusione che per me ha rappresentato SoC, è invece il punto di forza de Il Regno Corrotto.
La scrittura della Bardugo è molto lenta, piacevole, le sue descrizioni sono seducenti e frizzanti. La sua magistrale abilità sta proprio nel non rendere noiosa la lettura anche se tutto si svolge in pochissimi giorni. I suoi personaggi sono tratteggiati con minuzia di dettagli, sono molto più di semplici figure bidimensionali, ma tutto questo non lo scopriamo in Sei di Corvi. Nella prima parte della serie abbiamo solo un accenno, una piccola spolverata di quello che potrebbe essere un buon personaggio. Un'immagine sbiadita, come una vecchia foto in cui i colori non risaltano più. È un libro incentrato sull'azione e sul portare a termine una missione, che evidenzia i punti forti di un ognuno dei sei protagonisti, presentando il loro presente e il loro passato. Ci mette di fronte chi ci accompagnerà nella storia senza però regalargli una crescita. Con Il Regno Corrotto tutto questo scompare. Invece di essere una lettura orizzontale, è verticale e si spinge sempre più in profondità. Non sono le abilità a risaltare ma le debolezze.
Nina ha un cuore grande e dolce; Inej è nostalgica e sognatrice; Jesper darebbe tutto pur di salvare suo padre ma spesso il suo più grande nemico è proprio sé stesso; la disabilità di Wylan e l’essere cresciuto nel terrore delle aspettative del padre lo rendono insicuro; la debolezza più grande di Matthias sono la sua gentilezza e Nina.
Parliamo di Kaz, il mio personaggio preferito ma anche colui che mi aveva delusa più di tutti nel primo libro. Questa volta lo vediamo affrontare vere e proprie difficoltà, i suoi piani vengono stroncati uno dopo l’altro anche se sono la sua carta vincente. Lo leggiamo riflettere e piano piano arrivare a patti con sé stesso: ora basta sopravvivere, è il momento che Kaz Brekker si prenda la rivincita su tutta la sofferenza e la tristezza che ha vissuto e si conceda, finalmente, di essere felice. Si mette in gioco cercando di superare, a piccole dosi, un ostacolo più forte di qualsiasi ferita fisica. È un dolore che cresce da dentro, un trauma che lo immobilizza e che lo rende non più Manisporche, il tipo più tosto e pericoloso del Barile, ma il semplice ragazzo di diciassette anni che in realtà è.
Quello che mi è piaciuto in generale di questi due libri è il modo in cui la Bardugo non solo ha creato dei personaggi che non sono perfetti, che hanno subìto traumi e che hanno delle disabilità, ma sia stata anche in grado di rendere tutto questo una grande magia. I punti di forza di ognuno di loro sono proprio le loro debolezze e la loro diversità.
Un’altra cosa che mi aveva fortemente dato fastidio nel primo libro era stata l’età dei personaggi. Non so se sia stata una scelta consapevole dell’autrice o solo un caso, ma scomparso ogni singolo riferimento alla loro giovane (giovanissima anzi) età, è diventato un elemento secondario, quasi dimenticabile.
Vorrei dedicare una piccola menzione a quella che per me è la coppia vincente in questi libri: Jesper e Wylan sono davvero i miei tesori, ho aspettato il fatidico momento tra loro due come si aspetta il Natale. Anche per questo forse ho soffocato un grido nel cuscino quando Kuwei, quel piccolo sfacciato, si mette in mezzo. Secondo me, se proprio doveva morire qualcuno, avrebbe potuto essere lui (veramente), mi avrebbe risparmiato molte sofferenze.
Unica nota a margine che non mi ha soddifatta: la morte di Matthias. È un punto critico che mi ha contrariata parecchio. Sembra gettata a caso, messa lì, in un quarto di pagina, perché qualcuno alla fine doveva morire. Mi aspettavo che non arrivassero tutti alla fine, ho temuto in più di un'occasione che sarebbe stato Jesper quello a lasciarci le penne, però non mi aspettavo questo. Una morte poco dignitosa per un personaggio che personalmente non mi aveva fatta impazzire, ma che meritava davvero molto di più. Un pretesto, a mio parere, per far prendere al personaggio di Nina una direzione che altrimenti non avrebbe preso.Fin qui ho fatto spesso riferimento al primo libro e non è stato casuale. Il Regno Corrotto è per me tutto quello che mancava a Sei di Corvi per essere il capolavoro tanto decantato. Parafrasando la Rowling, non può esistere uno senza l’altro. Non perché uno sia il capo e l'altro la coda della storia, ma perché non sono libri che si reggono in piedi da soli, sono complementari. Sei di Corvi mi ha delusa perché tutto ciò che rendeva la storia degna di essere letta era nel secondo libro, e il secondo libro non lo avrei amato così tanto se il primo fosse stato perfetto.
È ne Il Regno Corrotto che vediamo vere e proprie difficoltà, i personaggi si evolvono e perfino Kaz viene, più di una volta, messo con le spalle al muro. I momenti di tensione e di incertezza, invece che risolversi con uno schiocco di dita, sono tangibili e si sentono addosso come se li si vivesse in prima persona.
È un libro che ho davvero apprezzato e che ancora non riesco a togliermi dalla testa, gli ultimi capitoli mi hanno davvero emozionata e la scena finale mi ha fatta sorridere. Non vedo l’ora di tornare nel mondo dei Grisha il prima possibile.
Flami❤️

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