Recensione: Echi in Tempesta
Ciao fantasminÉ™! 👻Wow. Devo raccogliere le idee. Riassumo questo libro con una parola: DEVASTANTE. In ogni senso possibile. Parliamone un po’. (Vi chiedo già di scusarmi: sarò molto sentimentale.)
Titolo: Echi in Tempesta
Autrice: Christelle Dabos (traduzione di Alberto Bracci Testasecca)
Pubblicazione Edizioni E/O: 1° luglio 2020
Questa recensione contiene spoiler dei libri precedenti, quindi se non avete letto gli altri capitoli della saga fate attenzione, consideratevi avvisati!
Trama: Crollati gli ultimi muri della diffidenza, Ofelia e Thorn si amano ormai appassionatamente. Tuttavia, non possono farlo alla luce del sole: la loro unione deve infatti rimanere nascosta perché possano continuare a indagare di concerto sull’indecifrabile codice di Dio e sulla misteriosa figura dell’Altro, l’essere di cui non si conosce l’aspetto, ma il cui potere devastante continua a far crollare interi pezzi di arche precipitando nel vuoto migliaia di innocenti.
Come trovare l’Altro, senza sapere nemmeno com’è fatto? Più uniti che mai, ma impegnati su piste diverse, Ofelia e Thorn approderanno all’osservatorio delle Deviazioni, un istituto avvolto dal segreto più assoluto e gestito da una setta di scienziati mistici in cui, dietro la facciata di una filantropica clinica psichiatrica, si cela un laboratorio dove vengono condotti esperimenti disumani e terrificanti. È lì che si recheranno i due, lì scopriranno le verità che cercano e da lì proveranno a fermare i crolli e a riportare il mondo in equilibrio.
Recensione: Così come ad Ofelia era stato detto “Liberami”, così questa saga ha detto a me “Leggimi”. Ed io l’ho ascoltata, sono entrata nello specchio e fra le pagine di questi meravigliosi romanzi, e non riesco a credere di essere già arrivata alla fine.
Chiudendo quest’ultimo libro mi sono sentita un po’ vuota. Mi manca già terribilmente il mondo dell’Attraversaspecchi, mi sono legata ad esso così profondamente, in pochissimo tempo. Sto cercando di formulare una recensione sensata, ma le emozioni continuano a mettersi in mezzo e vorrei semplicemente ritornare a cercare risposte con Ofelia e Thorn, a lasciarmi trasportare insieme a loro dalla magia di questo universo così complesso e meraviglioso.
Ma cerchiamo di fare ordine (ed in questo romanzo non ce n’è molto, anzi, per la maggior parte del tempo si fa fatica a trovarlo).
In questo capitolo finale la Dabos ci dà finalmente tutte le risposte (o quasi) che ci aveva fatto bramare sin dai primi libri, portandoci all’apice della curiosità ne La memoria di Babel.
Chi è Eulalia Diyoh? E chi è l’Altro? Che cosa sta minacciando l’equilibrio del mondo e causandone il crollo? Come agire per scongiurare la distruzione totale? E soprattutto, qual è il ruolo di Ofelia in tutto questo?
Ho letto il libro con velocità notevole, restando sveglia fino alle prime ore del mattino per arrivare alla conclusione. Infatti, nonostante i numerosi passaggi confusionari e apparentemente senza senso, la curiosità si è mantenuta viva per tutto il corso della lettura, il bisogno di risposte era più forte di ogni altra cosa, ed in tutto ciò il mio amore per i due protagonisti è cresciuto a livello esponenziale.
Personalmente ho avuto non poche difficoltà a star dietro a tutto ciò che accadeva: numerosi capitoli erano un puro susseguirsi di enigmi, supposizioni ed allegorie, talvolta anche un po’ ripetitivi. Tutto ciò a discapito dell’azione e della trama principale, che l’autrice si affretta a dispiegare nelle ultime pagine senza dilungarsi molto, ma semplicemente ponendoci davanti le cose così come sono, con non troppe spiegazioni. Il che è un elemento che, insieme ad altri, vanno a creare nel lettore un senso di soddisfazione solo parziale.
Dopo tutte le aspettative e le strade aperte nei romanzi precedenti, la risoluzione di tutto è stata un po’ confusionaria e a tratti deludente. Questo epilogo è stato a mio parere un azzardo, che non in tutte le saghe avrebbe potuto funzionare, ma che comunque questa poteva permettersi, per via del suo carattere sin dal principio bizzarro, assurdo un po’ fiabesco, quasi mai scontato.
Le dinamiche della relazione Ofelia-Thorn mi avevano catturata sin dal principio, ed in questo libro li vediamo finalmente (sottolineo: finalmente!) innamorati, uniti nella loro missione, e soprattutto più comunicativi rispetto ai libri precedenti. Sono cresciuti molto, singolarmente e come coppia, hanno trovato la loro armonia ed insieme formano una squadra perfetta.
Ho amato l’evoluzione del personaggio di Ofelia, che diventa sempre più consapevole di sé (seppur allo stesso tempo arrivi a perderne completamente la concezione) e dei suoi sentimenti; è più scaltra, usa abilmente i suoi poteri ed è in generale più matura rispetto all’inizio, ha una propria individualità ed è perfettamente capace di tenere le redini della narrazione, permeandola completamente. Ho anche apprezzato molto il modo in cui è stato trattato un particolare aspetto della condizione fisica di Ofelia, che viene scoperto ed elaborato dalla protagonista.
E poi c’è Thorn (lo dico: il mio personaggio preferito!), che si è accaparrato un posto nel mio cuore sin dal primo volume. In questo capitolo lo vediamo più fragile, più vulnerabile, ed è un lato di lui che ho apprezzato moltissimo. Finalmente c’è più introspezione anche per il suo personaggio, il cui bisogno di amare, di essere amato e di essere indispensabile per Ofelia è così puro e assoluto che non riesco a descrivere in maniera esaustiva tutte le emozioni che mi ha fatto provare. Leggiamo anche di più sul suo rapporto con se stesso e con il suo passato. Anche il suo contributo alla trama è perfettamente in linea con il suo personaggio, ed è stato probabilmente ciò che più mi ha toccata in tutto il romanzo.
Alcune cose che non ho apprezzato del tutto riguardano gli altri personaggi. In primis abbiamo Vittoria, la figlia di Berenilde, di cui già a partire dallo scorso libro abbiamo condiviso il punto di vista: ho trovato i suoi capitoli, seppur funzionali alla trama, piuttosto noiosi da leggere, e non ho particolarmente apprezzato neanche il loro risvolto nel finale.
Inoltre, molti personaggi secondari più importanti (fra cui Berenilde, la zia Roseline, Faruk, Archibald) sono finiti praticamente sullo sfondo, sbattuti fuori dalla trama quasi del tutto, per poi rientrare in scena solo alla fine, ognuno lasciandoci con appena un abbozzo del proprio destino. Anche gli altri spiriti di famiglia ed i loro ruoli nell’intera vicenda sono stati un po’ accantonati, per spostare il focus su Eulalia, l’Altro, gli echi, le ombre, il Dritto, il Rovescio. Probabilmente era inevitabile, con tutti questi nuovi concetti da affrontare, togliere spazio a loro, ma mi è comunque dispiaciuto per alcuni personaggi che, seppur da sempre poco presenti, si erano conquistati il mio affetto (primo fra tutti: Archibald).
E poi, il finale. Non farò spoiler, ma posso solo dire che non penso che smetterò mai di provare un senso di amarezza ogni volta che ci ripenserò. Mi è rimasto un magone, ho versato alcune lacrimucce e soprattutto sto facendo una fatica enorme a digerirlo.
Dubito che arriverò mai ad accettarlo completamente, ma nonostante questo penso che sia una conclusione che in fin dei conti si addice a questa saga, che da sempre ha mirato a sorprenderci.
Ho trovato le rivelazioni finali un po’ prevedibili e forzate, ma comunque nel complesso sensate, anche se non pienamente esaustive: molti sono infatti gli interrogativi risolti solo a metà o comunque approssimativamente. Mi ha lasciato con la voglia di leggere di più, ma forse era proprio questo il piano dell’autrice sin dall’inizio.
Le ultimissime pagine del libro, però, sono quelle che mi hanno scaldato di più il cuore, e penso che siano una conclusione sensata ed in perfetto “stile Attraversaspecchi”. Mi ha fatto commuovere, mi ha fatto venir voglia di prendere Ofelia per mano e lasciarmi trascinare ancora una volta fra gli specchi con lei.
Il mio cuoricino si è inevitabilmente spezzato (me lo aspettavo), ma allo stesso tempo penso che le ultime righe del libro chiudano perfettamente tutta la storia, lasciando aperto soltanto un minuscolo spiraglio che riempie di speranza.
Mi mancheranno Ofelia e Thorn, mi mancherà restare col fiato sospeso con loro, mi mancherà non sapere che cosa li attende e mi mancheranno i loro scambi impacciati ed estremamente teneri che mi hanno fatta sorridere pagina dopo pagina.
Appena conclusa la lettura, nonostante l’amarezza e lo shock predominanti, non ho potuto far a meno di constatare che l’Attraversaspecchi sia andata ufficialmente ad occupare un posto tra le mie saghe preferite di sempre.
Il mondo creato da Christelle Dabos mi mancherà e penso che vorrò sempre un po’ tornarci. Ha davvero lasciato un segno in me, e nonostante questo capitolo conclusivo non mi abbia soddisfatta pienamente, nel complesso sento che quasi tutto torna e va bene così. Questi libri mi hanno dato così tanto, che sarebbe di certo difficile dimenticarli.
Consiglio davvero a tuttÉ™ di leggere questa saga e di far spazio ad Ofelia e Thorn nelle vostre librerie, e soprattutto nei vostri cuori. Io credo che il mio amore per loro durerà per sempre. Anche un po’ di più. (Questa frase mi farà piangere a vita)
Stelle: 4/5
E voi? L’avete letto? Mi farebbe tantissimo piacere parlarne più nel dettaglio con qualcuno, quindi scrivetemi pure (nei commenti qui sotto, su Instagram… dove volete!).
Un abbraccio e a presto,
~Arianna 💙📚

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